In treno

Qualche impressione dai miei brevi spostamenti di quest'estate, che mi piace chiamare viaggi (lo sono sempre :)
















C'è uno scatolone per terra, con dentro delle piantine – di geraneo, credo –
e una ragazza, la padrona delle piantine, che si fa le unghie.
Il controllore è cortese e chiede «permesso».
Davanti a me c'è una signora favolosa con una camicia a motivi floreali verdi

e azzurri. Ho cercato di disegnarla (ha gli occhi azzurrissimi) ma ho avuto poco tempo. L'espressione corrucciata, comunque, è per il sole.
La signora ha una faccia larga tutta minuziosamente ricamata dalle rughe. Tutta la parte sotto il mento è rilassata ed è un largo, tenerissimo cuscino increspato.
La signora chiude gli occhi serafica, appoggia la testa al sedile, la sua faccia
si allarga ancora.
Ha un rossetto rosa forte, la camicia gialla e tropicale.
Di fronte alla ragazza che si fa le unghie c'è un ragazzo che la guarda.

Sembra che tutti stiano tornando a casa, per qualche motivo.
Vado in bagno tre carrozze più in là, perché la toilette vicina a noi è rotta.
Quando torno la signora gialla mi chiede se il bagno è lontano. Le dico di sì.
Sorride e dice che lo sa, che quel bagno lì è sempre rotto, che l'altro bagno è a tre carrozze di distanza da dove siamo. Lei quel treno lo prende tutte le settimane.

E ride. Conosce bene quel treno, perché lo prende tutte le settimane.
Fruga nella borsa, sposta mutande e ciabatte, poi tira fuori qualcosa da mangiare.
Anche lei torna a casa.

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